Giovedì 9 agosto, un cliente slovacco mi chiama perché non ha ancora ricevuto la merce spedita la settimana precedente. La merce (una porta in vetro tecnico che andrà poi montata su un banco frigorifero di sua produzione) deve essere consegnata la settimana successiva (cioè quella di ferragosto) ad un importante cliente della grande distribuzione. Sono tentato di rispondere “i nostri uffici sono chiusi, richiami lunedì 27 agosto” ma è un anno che gli stiamo sotto, ha iniziato ad effettuare i primi ordini prova da due mesi e non vorrei buttar via il lavoro fatto. E così iniziano le telefonate e le mail per capire dove è finita la merce. Alla fine il problema è risolto.
Il lavoro di un’azienda che esporta non è finito quando la merce è salita sul camion il 31 luglio, ma quando il cliente l’ha ricevuta ed è soddisfatto. A marzo come ad agosto. Invece spesso diamo per scontato che ad agosto tutto il mondo si fermi. E giudichiamo un rompiscatole il cliente che ci chiama durante quel mese in cui in Italia tutto si ferma. Chi vuole esportare dovrebbe invece sapere che in tutto il resto del mondo si lavora anche in agosto. Per la grande distribuzione poi, agosto è uno dei mesi più importanti.
Non voglio arrivare a sostenere che dobbiamo sacrificare le sudate ferie. Però se vogliamo affrontare i mercati esteri con professionalità (sfatando lo stereotipo che non siamo capaci di dare servizio), una riflessione va fatta. E poiché far cambiare abitudini a tutto il mondo è una “mission impossible”, allora forse dobbiamo rivedere qualcosa nelle nostre aziende. Una persona a rotazione che presidia l’ufficio commerciale potrebbe essere una soluzione. Molti già lo fanno e oggi c’è anche la tecnologia che ci aiuta. Non è fantascienza.